La legge 8 novembre 2000 n° 328 ed il Piano sociale di zona. La legge 8 novembre 2000 n° 328 ridisegna lo stato sociale e definisce il nuovo sistema di interventi e servizi sociali, il cosiddetto welfare delle persone, delle famiglie e delle politiche sociali.
Essa rappresenta una vera rivoluzione con un obiettivo preciso: essere uno strumento al servizio della dignità e del benessere di tutti.
La filosofia della legge punta a costituire "un sistema di protezione attiva" che si rivolga alla normalità e che vada incontro alle famiglie e agli individui in difficoltà. In altre parole, oltre al sostegno ed agli aiuti alle persone durante tutto il corso della vita, per aiutare nuclei familiari poveri o con disabili e anziani non autosufficienti la normativa prevede l'erogazione di prestazioni personalizzate e non più interventi rigidamente legati alle diverse categorie (disabili, tossicodipendenti. etc... ).
Inoltre, dove prima per sostenere i soggetti più deboli erano previsti interventi esclusivamente monetari, la nuova normativa rende disponibili non solo assegni economici ma anche servizi "In rete", di tipo formativo, sanitario, sociale e di avvio al lavoro.
L'obiettivo è di creare uno standard di assistenza valido per tutto il territorio nazionale, che riesca a superare l'attuale divario tra Nord e Sud. Integrazione è la parola chiave della normativa: "integrazione fra sociale e sanitario, pubblico e privato sociale, fra mondo del lavoro e della formazione, fra enti e professionalità".
Tutto ciò per realizzare un duplice obiettivo:
- promuovere una più elevata qualità della vita
- garantire la presenza su tutto il territorio di servizi e prestazioni essenziali (art. 22, comma 4).
Compito dell'ente locale e della regione è coinvolgere e
far lavorare insieme operatori, forze sociali, volontariato e soggetti dei non profit., le IPAB e i patronati riformati.
Si tratta di valorizzare le competenze e le peculiarità di ciascuno perché dia il meglio di sé.
Il ruolo del mondo della solidarietà sarà decisivo, non perché lo Stato voglia
delegare al volontariato e non profit la responsabilità dell'intervento sociale, ma per coinvolgerlo sia nella progettazione sia nella realizzazione dei servizi, senza annullare la propria responsabilità.
La nuova legge assicura "alle persone" e "alle famiglie", "un sistema integrato di interventi e servizi sociali" cioè una serie di interventi diversi, appositamente studiati, per affrontare il disagio nella sua globalità, cosi da garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza" - ma anche per prevenire eliminare o ridurre le condizioni di disabilita’, di bisogno e di disagio individuale e familiare.
La Legge 328/2000 definisce un sistema di governo allargato, secondo il principio della sussidiarietà verticale, nel quale, accanto alla promozione e regolazione pubblica, vige la coprogettazione, vale a dire la corresponsabilità dei soggetti pubblici, privati e sociali, secondo il principio della sussidiarietà orizzontale. E' l'affermarsi nella stessa normativa del welfare della comunità in cui ciascuno e tutti, secondo ruoli e vocazioni differenti, concorrono, partecipando alla costruzione del benessere comune.
Il Piano sociale di zona è un vero e proprio "piano regolatore dei servizi alla persona", di durata triennale (pari quindi a quella dei piani regionali, e non potrebbe essere altrimenti), finalizzato a mettere in relazione la programmazione regionale e le priorità locali.
La sua elaborazione ed approvazione compete ai soggetti istituzionali titolari delle funzioni socio assistenziali a livello locale, ossia i comuni. La legge di riforma dell'assistenza espressamente contempla i piani di zona (art. 19) collegandone l'adozione alla consonanza con la pianificazione regionale.
Viene previsto che il piano di zona venga, di norma, adottato attraverso gli accordi
di programma di cui all'art. 27 della legge n. 142 del 1990 (oggi sostituito dall'art. 34 del nuovo t.u.e.l.), e ad esso viene attribuita una valenza di integrazione ed interazione tra le diverse risorse presenti nel territorio.
La Regione Campania, con deliberazione n° 1824 del 4/5/2001 ha determinato gli ambiti territoriali per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete; in particolare, la Regione ha ritenuto che tali ambiti dovessero coincidere con i distretti sanitari purché rientranti nella stessa A.S.L. e, per l’effetto, ha definito l’ambito denominato S8, nel quale risultano compresi i Comuni contermini di Salerno e Pellezzano, che già costituiscono il distretto 97 dell’A.S.L. SA/2.
Con successiva deliberazione n° 1826 sempre del 4/5/2001, la Regione Campania ha approvato le Linee di programmazione regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Successivamente, i Sindaci dei detti Comuni, il Direttore Generale dell’A.S.L. SA/2 ed il Presidente dell’Amministrazione Provinciale, attraverso il Protocollo d’intesa sottoscritto in data 24/7/2001, hanno definito gli obiettivi, le modalità ed i percorsi per l’elaborazione del Piano Sociale di Zona in maniera concertata e partecipata con le forze sociali espresse dalla comunità locale. I sottoscrittori del detto protocollo si sono costituiti in un organismo denominato "Coordinamento Istituzionale" ed hanno adottato ogni utile iniziativa finalizzata ad assicurare l’unitarietà del sistema di interventi, servizi e prestazioni, l’integrazione socio sanitaria ed il raccordo con le altre politiche territoriali.
Il detto organismo ha costituito un apposito Ufficio di Piano, composto in buona parte da personale comunale coordinato e diretto attualmente dalla dott.ssa Olimpia Salvato. Sulla base degli orientamenti e delle modalità indicate dal Coordinamento Istituzionale, il detto ufficio, avvalendosi anche delle risorse professionali messe a disposizione dagli Enti sottoscrittori del detto protocollo, ha provveduto alla fase propedeutica di lettura dei bisogni territoriali ed ha curato i lavori di raccolta, ed elaborazione delle proposte programmatiche necessarie per la definizione del Piano Sociale di Zona in relazione alle aree di intervento previste dalla legge n° 328/2000.
La ricognizione delle esigenze e delle risorse è stata effettuata sia attraverso gli strumenti classici della ricerca, sia coinvolgendo gli attori del territorio ed i destinatari degli interventi.
In particolare, è stato coinvolto come soggetto attivo il mondo del volontariato, delle cooperative e degli altri soggetti privati che compongono il variegato "terzo settore" non più come forza supplente ma come parte integrante di un sistema rispettoso del principio di sussidiarietà.
Il terzo settore è stato coinvolto come protagonista inedito e responsabile, assieme alle istituzioni civili, nell’opera di ridisegnare il nuovo volto della sicurezza sociale al fine di rimettere ordine in un settore che ha spesso offerto servizi lacunosi, scarsamente efficienti e farraginosi.
All’esito di tale attività,
l’Ufficio di Piano ha elaborato in maniera unitaria ed integrata, il 1° Piano Sociale di Zona relativo all’ambito territoriale S8 della Provincia di Salerno che costituisce una prima programmazione contenente l’elencazione dei servizi e degli interventi che, sulla base di quanto emerso dalla lettura del territorio, si intendono realizzare.
In una fase successiva all’adozione del piano attraverso accordo di programma, la programmazione generale è stata esplicitata nel dettaglio con riferimento, tra l’altro, al numero di servizi, agli obiettivi specifici, alla dislocazione sul territorio, al numero degli operatori, al piano finanziario dettagliato, al numero dei destinatari e che nel loro insieme caratterizzano la rete territoriale.
Il 1° Piano Sociale di Zona adottato in data 30 novembre 2001 prevede che il Coordinamento Istituzionale si doti di uno strumento operativo, individuato nell’
Ufficio di Piano, che, con funzioni continuative di quelle fino ad allora svolte dal Gruppo Tecnico di Piano, e che garantisca la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
L’Ufficio resta in carica fino a quando non sarà definito l’assetto organizzativo nella forma di gestione prescelta (istituzione, azienda speciale, consorzio ecc.), che assorbirà compiti e funzioni dal Coordinamento istituzionale, nonché compiti, funzioni e personale dall’Ufficio di Piano.
La
composizione dell’Ufficio è determinata nel limite massimo di 15 unità con specifiche competenze nel campo della programmazione e gestione dei servizi sociali, con presenza almeno di un esperto di progettazione sociale, un esperto di contabilità degli Enti Locali, un esperto di questioni legali, professionalità provenienti dagli Enti Locali dell’ambito, una almeno dall’ASL quale referente per l’integrazione socio-sanitaria, e, in supporto ad eventuali assenze di personale con dette professionalità, da consulenze esterne.
All'Ufficio, costituito con atto del Coordinamento Istituzionale del 4/4/2003 sono assegnate le seguenti competenze:
- predisposizione atti per l’organizzazione ed eventuale affidamento dei servizi;
- predisposizione di atti finanziari per la gestione corrente dell’Ufficio e per la gestione dei servizi, mediante erogazione del finanziamento;
- predisposizione atti necessari nell’obbligo di rendicontazione;
- predisposizione atti ed articolato protocollo di intesa necessari al coordinamento con altri organi;
- organizzazione raccolta informazioni e dati anche al fine di monitoraggio e valutazione dei servizi e miglioramento dell’offerta;
- promozione iniziative per il reperimento di altre risorse;
- formulazione indicazioni e suggerimenti al Coordinamento Istituzionale per iniziative di formazione – aggiornamento degli operatori, rimodulazione delle attività del piano, acquisizione di diverse competenze e nuove figure professionali per l’espletamento dei compiti.
L'informazione e la comunicazione avverranno attraverso la realizzazione del sistema informativo previsto tra le azioni trasversali del Piano.
Con il sistema informativo si mira a:
- istituire un sistema di rilevazione sui flussi di utenza, domanda sociale, offerta di servizi, realizzazione di interventi e progetti;
- creare la banca dati;
- attivare la rete informatica di servizi ed Enti territoriali, uniformando sistemi e modalità di rilevazione e codifica degli strumenti,
- attivare reti di collegamento con altre banche dati;
- attivare un sito internet per la pubblicazione di iniziative e servizi e possibilmente per l'accesso diretto ai servizi erogati:
Nelle more dell'attivazione di tale sistema la comunicazione viene attivata secondo forme tradizionali (comunicati stampa, manifesti, depliants e informazioni dirette presso i segretariati e gli uffici competenti)
pagina a cura del dott. Raffaele Ferrara - Centro Documentazione e Formazione Servizi Sociali