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Chiesa di San Domenico    freccia

Chiesa di San Domenico e Confraternita del SS. Nome di Dio e del Rosario
SALERNO, Largo San Tommaso d’Aquino

Visite guidate ogni sabato dalle ore 10,00 alle ore 13,00
a cura dell'Associazione culturale "Il Centro Storico" - www.ilcentrostorico.org
 

Annesso al convento di San Domenico si trova uno degli spazi artistici più suggestivi della città, sede della Confraternita del SS nome di Dio e del Rosario.
La Confraternita del Santo Rosario è un'associazione di fedeli, uniti nello scopo di recitare le preghiere del Rosario.
Il Cardinale Alessandro Nanni Malatesta, legato pontificio e vescovo di Forlì è il primo ad approvare, a nome del Pontefice, una Confraternita del Rosario nel 1476. Lo stesso Cardinale Nanni si iscrisse alla confraternita. Per questo, il Cardinale è spesso associato a Papa Sisto IV nell'opera di diffusione del movimento del Rosario
Le Confraternite del Rosario cominciarono a sorgere e a diffondersi sin dal 1215, con la fondazione dell’ordine domenicano, una leggenda, narra che la Madonna, apparendo a San Domenico, gli indicò la recita del Rosario come arma straordinaria per combattere l’eresia degli Albigesi.
Nel 1628 si registra la riorganizzazione della Confraternita. È molto probabile che in questa data avvenga l’ampliamento di una precedente Congregazione dedicata al S. Nome di Dio. È possibile che nel 1628 la riorganizzazione abbia riguardato soprattutto un ampliamento della devozione alla Vergine del Rosario, che poi diverrà preminente perché maggiormente legata al culto popolare. La riorganizzazione probabilmente avrà comportato anche un accrescimento del numero dei confratelli e delle funzioni religiose.
In un atto notarile del 1631 si ritrova l’intera pratica per la concessione dell’ambiente. Già il 20 agosto 1629 i confratelli lamentano che l’oratorio loro concesso non è idoneo perché vengono disturbati dalle riunioni delle Accademie. I frati del convento deliberano quindi di concedere metà del Refettorio iniziando dal settentrione con il cellario sottostante per un canone annuo di ducati 8 e con l’obbligo di erigersi un muro divisorio. Quindi lo spazio originario della Confraternita è quello corrispondente all’attuale oratorio, fino all’altare. L’ampia sacrestia successiva, corrispondente alla rimanente parte del Refettorio, viene assorbita dalla Confraternita forse in occasione della costruzione del nuovo Refettorio, spostato più a Nord in seguito ai lavori del 1758. La costruzione del muro divisorio, fissata al 1631, fornisce un prezioso riferimento per la datazione di quattro affreschi dipinti sulla parete, raffiguranti i misteri del Rosario (Resurrezione, Ascensione, Pentecoste ed Ascensione della Vergine). I quattro dipinti esprimono una cultura tardomanierista della cerchia dei Riformati. A questo periodo va assegnato un altro dipinto, collocato ora nel soffitto della sacrestia anch’esso opera di un tardomanierista riformato, raffigurante Il Bambino Gesù al tempio che offre il rosario a san Domenico. Si tratta di un’iconografia che si riferisce alle due intestazione della Confraternita.
Partendo da questo nucleo originario, nel giro di pochi anni venne realizzata la principale opera che caratterizza l’intero ambiente, cioè il cassettonato ligneo arricchito da ventuno tele, che decora il soffitto, una consuetudine culturale molto diffusa nelle regioni del Viceregno. Sulle pareti laterali, sono collocati dipinti raffiguranti i restanti misteri del Rosario. Il ciclo del soffitto è dedicato al Nome di Dio mentre le pareti al SS. Rosario. Il ciclo delle pareti può essere datato al 1665 come si legge su un rocco di colonna dell’Adorazione dei pastori siglata con un anonimo monogramma DC.
L’attuale cona dell’altare, raffigurante la Vergine con il Bambino ed il papa, è un’acquisizione recente, comperata sul mercato antiquario dal priore della confraternita negli ultimi decenni. Nella Congrega sono collocate anche due serie dei quattro evangelisti, una sulle pareti dell’oratorio e l’altra nel soffitto della sacrestia. Questi ultimi quattro dipinti sono i più interessanti perché recuperano istanze del tenebrismo naturalistico ma all’interno di una visione barocca. Da polizze di pagamento risulta che nel 1698 Baldassarre Farina abbia realizzato quattro tondi per la Confraternita. Gli altri quattro dipinti sono riconducibili forse ai lavori eseguiti da Fortunato D’Agostino nella metà del XIX secolo.
Durante il decennio napoleonico la sede della Congrega fu destinata ad alloggio delle truppe e le funzioni furono spostate nella vicina chiesa di San Domenico. Negli anni successivi, in piena restaurazione, la sede fu soggetta a restauri ed abbellimenti. Nel 1818 furono restaurate tutte le tele della quadreria ad opera del pittore cavese Francesco Criscuolo, nel 1842 fu fatto l’altare in commesso marmoreo dal maestro Aniello Conforti, nel 1853 fu rifatto il pavimento e furono fatti riprendere i quadri dal pittore Fortunato D’Agostino.  (Sintesi del saggio tratto da “Il Centro Storico di Salerno” autore Antonio Braca)