LA FONTANA DEL TEMPO OVVERO LE PIETRE DI CHRONOS
Filosofia di una fontana: descrizione e simbologia dell’Opera di Nadia Farina in via Ligea
La fontana di via Ligea accoglie chi arriva e saluta chi lascia la parte ovest della città; gli automobilisti obbligati dal percorso stradale, ne accompagnano la forma circolare con lo sguardo, per cui si è reso necessario un rivestimento che facesse scivolare luci, forme e colori, che attraesse ma non distraesse, che colpisse il subconscio con il colore e con il significato archetipale della simbologia, fermando così l’immagine nella memoria.
Il rivestimento presenta 12 grappoli di ciottoli di argilla ceramica, levigati come pietre marine, il cui numero segna le ore di un tempo che rincorre l’uomo e dall’uomo è rincorso, nonché il trascorrere delle stagioni, simbolo dello Yin-Yang, principio e fine di ogni cosa.
Il grappolo simboleggia la prosperità e l’unione di un gruppo, di una comunità. I ciottoli ceramicati in colori che vanno dal giallo all’arancio, al blu, al verde, al viola, sono l’essenza di alcune infiorescenze e infruttescenze i cui significati simbolici parlano all’anima dell’uomo universale e del cittadino salernitano in particolare.
E' quindi la mimosa a dire: ”la grande e nobile anima che tu racchiudi si fonda su un nobile e grave orgoglio”.
E' ancora il fiore di acacia a puntualizzare: ”la durata della nostra amicizia è garantita dal tuo buon cuore”.
L’uva ricorda i beni divini portati sulla terra, mentre il convolvolo con il suo colore viola, rappresenta la spiritualità connessa al sangue del sacrificio:
I sassi alludono al mare la cui acqua agitata laverebbe ogni maleficio secondo alcune concezioni europee; alla pietra inoltre si attribuisce il potere di accumulare in sé l’energia della terra e di ritrasmetterla agli uomini, mentre la ceramica è insieme, lavoro della natura e dell’uomo.
Infine, ad accogliere questi grappoli nuovi, è un antico muro dipinto, a simbolo di un popolo saggio che conserva le sue memorie guarda al futuro e non dimentica le esigenze del presente.
Nadia Farina 1997