via Duomo, 19
San Giorgio costituisce la più bella chiesa barocca esistente a Salerno, ricca di affreschi di altissima qualità. Essa, fino alla soppressione postunitaria, faceva parte dell’omonimo convento di suore benedettine, oggi trasformato in caserme della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri.
Si tratta di uno dei più antichi insediamenti monastici di Salerno, la cui fondazione risale agli inzi del IX secolo.
A questo periodo appartengono i resti di un’abside affrescata, recentemente rinvenuti all’interno della chiesa.
Alla fine del XVI secolo in San Giorgio vengono trasferite tutte le monache degli altri conventi benedettini della città (Santa Sofia, San Michele e Santa Maria Maddalena).
Nel 1711 il monastero viene ampliato con un nuovo progetto elaborato da Ferdinando Sanfelice, il più celebre architetto napoletano della prima metà del Settecento. L’interno della chiesa è riccamente ricoperto di dipinti murali e su tela.
Nel 1675 Angelo Solimena firmava il ciclo della Passione nella volta della cantoria, ma i lavori devono essere iniziati prima ed aver impegnato una attrezzata bottega artistica.
La decorazione presenta una serie di pannelli con storie di San benedetto, mentre nella cupola è raffigurato il paradiso, esemplato su quello realizzato a Napoli da Lanfranco nel 1641 nella Cappella del Tesoro del Duomo di San Gennaro.
Nella cappella dedicata alle sante Tecla Archelaa e Susanna, nel 1680 Francesco Solimena dipinge tre pannelli murali raffiguranti Le sante condotte al martirio, La visione di suor Agnata, Le sante in meditazione (frammentario e lacunoso), che costituiscono alcune delle prime opere del celebre pittore.
Fra gli altri dipinti della chiesa ricoprono una notevole importanza: La Vergine con il Bambino e santi e una suora orante di Andrea Sabatini, datata 1523, Il martirio di San Giorgio a capolatare databile ai primi decenni del XVII secolo, tre tele raffiguranti San Gregorio Magno, La Sacra Famiglia con San Giovannino, La visione di San Nicola di bari, datate 1669, opere di Giacinto De Populi, il San Michele Arcangelo, databile al 1690, di Francesco Solimena, alcune tele verticali raffiguranti le Virtù, di Paolo De Matteis, databili agli inizi del XVIII secolo. Di notevole pregio è l’altare maggiore in commesso marmoreo con bassorilievi e sculture.