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Chiesa S.Andrea de Lama   freccia

La Chiesa di Sant’Andrea de Lavina è menzionata per la prima volta in alcuni documenti del Codice Diplomatico Cavese nel 866. Dal 970 la Chiesa figura tra le proprietà del vescovo di Paestum.

Un Diploma di Guaimario, Conte di Giffoni, del 1091 ne attesta l’ubicazione presso Porta Rateprandi.

Dopo il 1312 la Chiesa compare in alcuni documenti con la denominazione di “S.Andrea de Lavina” e nel 1338 viene denominata “parochialis”. Da alcune descrizioni della Chiesa risalenti al 1490, al 1572 e al 1692 si apprende che ognuna di esse presentava l’edificio secondi una conformazione diversa da quella attuale.

E' interessante rilevare come l’attuale piano della chiesa sia innalzato rispetto al livello stradale. Ciò ha fatto intuire che la chiesa avesse potuto conservare una sottostante cripta così come evidente in altre chiese salernitane (come San Pietro a Corte, Santa Maria de Lama, Chiesa del Crocefisso).

Nel 1692 inoltre, risulta modificato il piano della facciata principale che fu avanzato e posto in allineamento con la parete posteriore del campanile.

Dall’esame delle fonti d’archivio risultano altri lavori eseguiti nel 1787 e nel 1873.

Altri interventi di manutenzione furono eseguiti nel 1898 e nel 1905. Gli ultimi interventi nell’edificio furono realizzati a seguito del sisma del 1930 e in seguito all’alluvione che colpì la città di Salerno nel 1954. La chiesa è attualmente oggetto di importantissimi lavori di restauro e di scavi archeologici.

A circa 9 metri dall’attuale piano di calpestio della chiesa è stata rinvenuta una chiesetta absidata con due nicchie laterali che presentano affreschi databili al IX-X secolo.

In particolare l’affresco dell’abside raffigura un tema iconografico tratto dal Libro dell’Apocalisse ascrivibile con ogni probabilità al X secolo.

Ma gli scavi e le indagini invoco continuano e tutti i gironi restituiscono al patrimonio culturale della città di Salerno importanti brani del suo grande passato storico che è legato alla importantissima presenza dei Longobardi.

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